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domenica 3 febbraio 2013

PLATONE - La conoscenza


LA CONOSCENZA

-          Anamnesi » è la conoscenza delle Idee attraverso il ricordo dell’anima umana
                        » è possibile ricordare perché dopo la morte del corpo le anime contemplano le idee
                        » questo fenomeno rende possibile la conoscenza, ne è la radice
                        » la conoscenza è già nell’anima che, essendo immortale, ha visto e conosciuto tutta la
                           realtà (anche l’Iperuranio), deve solo far riemergere la verità che possiede da sempre
                        » gli eristi avevano chiuso il problema affermando che la conoscenza non fosse possibile
                        » Socrate pensava la conoscenza come un accordo interpersonale attraverso il dialogo
                        » Platone è il primo a impostare il processo di conoscenza in forma specifica e definita
                        » noi possiamo riconoscere le cose della realtà perché abbiamo visto l’idea che
                           corrisponde a quella cosa e ce ne ricordiamo, non si conosce ciò che non si è mai visto
                        » nell’anima abbiamo un’introduzione originaria del vero
-          Menone » dà un esempio che nello stesso tempo fa da prova a questa sua concezione
                     » fa interrogare da Socrate uno schiavo, che, pur non istruito, risolve una questione
                        geometrica sul teorema di Pitagora rispondendo a delle domande (riprende la maieutica)
                     » ha tratto la soluzione da se stesso poiché non gli era stata suggerita da nessuno, ossia se
                        n’è ricordato, quindi vuol dire che la verità è intrinseca dell’uomo
                     » qui Platone rivela un influsso orfico-pitagorico e anche socratico
                     » per poter far sorgere la verità dall’anima, la verità deve essere prima nel’anima
-          Fedone » con i sensi constatiamo le caratteristiche delle cose (maggiore, minore, quadrato, cerchio)
                   » la realtà però non è mai così precisa, esatta come suggerisce la nostra immagine mentale
                   » significa che le nozioni che abbiamo in mente derivano non dal sensibile, ma dalle idee
                   » fra i dati dell’esperienza e le nozioni mentali c’è un dislivello
                   » i sensi ci danno solo conoscenza imperfetta, la nostra mente invece trova in se stessa le
                      corrispondenti conoscenze perfette, le ricorda, ma non le produce
-          Gradi della conoscenza (concezione racchiusa nello scritto “Repubblica”)
      » la conoscenza è proporzionale all’essere, il non essere non è conoscibile (non si conosce ciò che
         non esiste » infatti Platone non afferma il non essere, come Parmenide)
      » ciò che è massimamente essere (Iperuranio) è perfettamente conoscibile, il mondo sensibile è un
         misto tra essere e non essere (perché soggetto al divenire) , quindi non è totalmente conoscibile
      » la conoscenza del sensibile è intermedia fra scienza ed ignoranza, si chiama “opinione” (δόξα)
      » l’opinione può essere anche verace, ma resta sempre labile, perché non ha in sé una garanzia
      » per renderla stabile bisognerebbe legarla con il ragionamento “causale”, cioè esplicitare la causa,
         che è ciò che fa si che le cose siano quello che sono
      » i gradi della conoscenza sono visualizzabili con una linea divisa in due parti diseguali, quella più
         piccola è il mondo intellegibile, in quanto di un unico modello si possono fare infinite copie, per
         questo il mondo sensibile occupa la parte più grande sulla linea della conoscenza
      » il sensibile è δόξα (dòxa) “opinione”, mentre l’Iperuranio è ἐπιστήμη (epistème), “scienza
  1. εἰκασία (eikasìa), la mera “immaginazione”: nel gradino più basso ci sono le immagini sensibili, la copia della copia delle idee, la parte più lontana dal mondo intellegibile, dall’idea di Bene
  2. πίστις (pìstis), la “credenza”: qui ci sono tutti i contenuti della vita reale, tutti gli aspetti sensibili
  3. διάνοια (diànoia), la “conoscenza mediana”: qui sono contenuti tutti gli enti geometrici e i concetti matematici che hanno
  4. νοέσις (noèsis), l’ “intellezione”: qui sono contenute tutte le altre idee, al vertice c’è il Bene



-          Di solito gli uomini normali si fermano ai primi due gradini della conoscenza
      » i matematici arrivano solo fino alla diànoia
      » i filosofi sono coloro che si spingono fino alla noèsis
      » ciascuno ha il suo cammino, predestinato. Tutti sono nati per arrivare a quel punto dell’essere
-          la conoscenza è assoluta » viene cancellata la concezione di relativismo instaurata dai sofisti
      » la conoscenza deriva da qualcosa che è esterno all’uomo, quindi il criterio non è l’uomo stesso,
         è dato dal ricordo di qualcosa di oggettivo (= idee). È un percorso che va dal particolare all’astratto
      » per conoscere però c’è bisogno di un lavoro con se stessi con cui far riemergere il ricordo
      » da qui il concetto che la realtà è spiegabile con qualcosa al di fuori di essa, per cui le cose della
         realtà sono rimando a qualcosa al di fuori di essa, più grande, più stabile, più vero
      » la natura, l’anima stessa dell’uomo riconosce che è fatta per qualcosa di più grande, di più vero di
         quello che c’è nella realtà sensibile, ma è costretto a vivere in essa (paradosso dell’uomo)
     » essendo l’anima immortale, continua ad incarnarsi (visione ciclica della vita gli deriva dalla cultura
        precedente, dalla mentalità comune), conosce quindi tutte le cose della realtà e dell’intellegibile
        perché continua a vederle; il lavoro che l’uomo deve fare individualmente è ricordarsele

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