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domenica 29 settembre 2013

DIVINA COMMEDIA - Purgatorio - Canto I - Parafrasi

PURGATORIO
CANTO I

Per solcare acque migliori, ora spiega le vele
la nave del mio intelletto,
che lascia dietro di sé un mare così crudele;
E racconterò di quel secondo regno
Dove lo spirito dell’uomo si purifica
E diventa degno di salire al cielo.
Qui risorga la poesia che narra dei morti,
o sante Muse, poiché sono vostro;
e qui si alzi Calliope,
accompagnando il mio canto con quel suono
la forza del quale fu sentita dalle Piche
così tanto da disperare di essere perdonate.
Un dolce colore di zaffiro orientale,
che era raccolto nella sembianza serena
dell’aria, pura fino all’orizzonte,
tornò a dilettare i miei occhi,
non appena io uscii fuori dal regno dei morti
che mi aveva oppresso gli occhi ed il petto.
Quel bel pianeta che induce all’amore (Venere)
Faceva risplendere tutta la parte orientale,
nascondendo i Pesci, che si trovava al suo seguito.
Mi girai a destra, e fissai lo sguardo
Al polo antartico, e vidi quattro stelle
Mai viste da nessuno se non dai due primi uomini (Adamo ed Eva).
Il cielo sembrava compiacersi delle loro luci:
o mondo settentrionale (emisfero boreale), sei vedovo,
poiché privato di ammirare quelle luci!
Non appena distolsi lo sguardo da loro,
girandomi verso il polo opposto,
là dove il Carro era già scomparso,
vidi vicino a me un vecchio solitario,
nell’aspetto degno di più rispetto
di quanto un figlio deve averne nei confronti del padre.
Aveva una barba lunga, brizzolata di peli bianchi,
simile ai suoi capelli,
che cadevano sul petto in due fasce.
I raggi delle quattro stelle sante
Adornavano il suo viso di luce,
in modo che io lo vedevo come se il sole fosse davanti a me.
«Chi siete voi che siete fuggiti dall’eterna prigione
Salendo in direzione contraria l’Acheronte?»,
disse, muovendo i peli della sua barba soave.
«Chi vi ha guidato qui, o quale luce avete avuto,
per uscire fuori dal buio profondo
che rende eternamente nera la valle dell’inferno?
Sono state così infrante le leggi dell’abisso?
O è cambiato in cielo il recente decreto,
per cui, voi dannati, giungete presso le mie grotte?».
Allora la mia guida mi prese con ambo le mani
E con parole, e con gesti e con cenni
Reverenti mi fece inginocchiare ed abbassare lo sguardo.
Poi gli rispose: «Non sono venuto da solo:
discese una donna dal cielo, per le preghiere della quale
io soccorsi quest’uomo con la mia compagnia.
Ma dal momento che desideri che ti spieghi di più
La nostra condizione e la sua veridicità,
io non posso desiderare a mia volta che ciò ti sia rifiutato.
Questo non ha mai visto l’ultimo giorno (non è ancora morto);
ma per la sua follia ne fu così vicino,
che gli rimaneva ancora poco tempo.
come ho detto, fui mandato da lui
per salvarlo; e non c’era altra via
Che questa per la quale mi sono incamminato.
Ho mostrato a lui tutto il popolo dei dannati;
e ora ho intenzione di mostrargli quegli spiriti
che si purificano sotto la tua giurisdizione.
Sarebbe troppo lungo raccontarti come l’ho portato qui;
dall’alto scende una potenza che mi aiuta
a condurlo alla tua presenza e ad ascoltarti.
Ora accetta di accogliere il suo arrivo:
cerca la libertà, che è così cara,
come ben sa chi per essa rifiuta la vita.
Tu lo sai, poiché grazie a lei la morte non fu amara
ad Utica, dove hai lasciato
il corpo che nel giorno del giudizio sarà così luminoso.
Noi non abbiamo infranto le leggi eterne,
dato che lui vive e Minosse non mi ha trattenuto;
ma sono del cerchio dove ci sono anche gli occhi casti
della tua Marzia, che nell’atteggiamento ancora ti prega,
o cuore santo, che tu consideri come tua:
dunque per l’amore di lei piegati ad esaudire noi.
Lasciaci andare per le tue sette cornici;
ringrazierò lei del tuo comportamento,
se ritieni degno l’essere menzionato laggiù».
«Marzia fu così cara ai miei occhi
Mentre ero ancora vivo», disse egli allora,
«che feci tutto quello che lei mi chiedeva.
Ora che sta al di là del fiume infernale,
non può avere più alcuna influenza su di me, per quella legge
che fu fatta quando uscii fuori da quel luogo.
Ma se una donna del cielo ti ha fatto muovere e ti sostiene,
come tu dici, non c’è bisogno di lusinghe:
basta che tu me lo chieda in nome suo.
Va dunque, e cingi quest’uomo
Di un giunco liscio e lavagli il viso,
cosicché ogni sudiciume sia cancellato;
poiché non si conviene, con l’occhio ancora sopraffatto
dalla caligine, andare dinanzi al primo dei ministri del paradiso.
Questa isoletta tutto intorno, nel punto più basso,
laggiù dove battono le onde,
ospita dei giunchi sopra la sabbia molle:
nessun’altra pianta che avesse delle fronde
o un fusto potrebbe sopravvivervi,
poiché non si piegherebbe ai colpi.
Poi non ritornate da questa parte;
il sole, che ormai sta sorgendo, vi mostrerà
dove scalare il monte per la salita più lieve».
Così sparì; ed io mi rialzai
Senza parlare, e mi strinsi tutto
alla mia guida, e lo guardai negli occhi.
Lui incominciò a dire: «Figliolo, segui i miei passi:
voltiamoci indietro, che da questa parte declina
la pianura al suo più basso limite».
L’alba prevaleva sull’oscurità dell’ultima ora della notte,
che fuggiva davanti a lei, così che da lontano
riconobbi l’infrangersi del mare.
Noi camminavamo per la pianura solitaria
Come un uomo che ritorna alla strada che aveva perduto,
al quale, finché non l’ha raggiunta, pare di camminare invano.
Quando giungemmo là dove la rugiada
Combatte col calore del sole, per essere in un luogo
In cui, sotto lo spirare della brezza marina, evapora più lentamente,
il mio maestro pose soavemente
sull’erbetta entrambe le mani aperte:
ed io, che compresi bene la sua intenzione,
porsi verso di lui le guance lacrimose;
allora mi rese nuovamente visibile
quel colore che l’inferno mi aveva nascosto.
Giungemmo poi sulla spiaggia deserta,
che non vide mai le sue acque nagivate
da un uomo, che poi fosse stato capace di tornare indietro.
Qui mi cinse, secondo il volere di Catone:
oh meraviglia! Perché come era umile la pianta che egli scelse,
del tutto uguale essa rinacque

immediatamente là dove l’aveva strappata.

domenica 15 settembre 2013

IL RAPPORTO TRA UOMO E NATURA - mondo greco e mondo latino

Analizza un aspetto della cultura greca e latina.

L’uomo è l’unica creatura sulla terra capace di avere coscienza e di apprezzare la natura della realtà che lo circonda; è dunque l’unico essere vivente che può mantenere un equilibrato rapporto di cambiamento reciproco con la natura, in quanto l’uomo modifica la natura alle sue esigenze, e la natura modifica l’etica, la ragione, la fede, il modo di comunicare dell’uomo.
Una mostra del Meeting di Rimini per L’amicizia Tra i Popoli di quest’estate si intitolava: “Naturale, artificiale, coltivato. L’antico dialogo dell’uomo con la natura.” La tesi di questo tema è affine allo scopo della mostra del Meeting per il fatto che partono entrambi da quel dialogo dell’uomo con la natura, qui però sviluppato non nel suo contributo materiale e pratico, ma in quanto facente parte della vita quotidiana umana, antica come contemporanea, e approfondito nel suo apporto modificatore del pensiero umano, della sua concezione della realtà e del rapporto con essa.
Nel mondo greco chiunque, senza distinzione né di censo, né di cittadinanza, né di sesso ha piena coscienza che la realtà non è fine a se stessa, ma segno di un rapporto con il divino, contenente un messaggio per l’uomo. La natura è dunque mezzo di comunicazione tra uomo e divinità, come un ponte attraverso cui l’uomo può costruire un rapporto con il divino: per esempio un premio per la sua fede nell’abbondanza dei raccolti, oppure la punizione per una cattiva condotta in carestie.
La comunicazione con la divinità attraverso la natura è un tema portante nella letteratura greca, come viene testimoniato nella saga tebana dalla pestilenza che si abbatte su tutta la popolazione, e che ricorre nel momento in cui viene compiuto un atto immorale e contro natura, come per esempio il matrimonio tra madre e figlio, quali Giocasta ed Edipo. Un secondo riferimento letterario è contenuto nella stessa Iliade dove, all’inizio del secondo libro, la pestilenza che si abbatte sugli Achei già stremati dalla battaglia viene interpretata in modo completamente esplicito come un intervento divino, la punizione di Apollo per l’affronto di Agamennone nei confronti di Crise, uno dei suoi sacerdoti, e il mancato rispetto di un anziano. La presenza di questo modo di osservare il reale nella narrazione è segno di una caratteristica radicata nella società greca, di un luogo comune, dato che una particolarità della letteratura è quella di riassumere e valorizzare gli aspetti della società in cui l’autore vive.
Questa concezione viene confermata anche dalla stessa religione tradizionale, nella quale i sacerdoti, gli indovini, gli oracoli e gli auguri hanno un ruolo fondamentale in quanto intermediari ed interpreti a loro volta del messaggio divino che passa attraverso la realtà. Per esempio gli auguri interpretavano il volo degli uccelli come portatori di un significato più grande che riguardava la vita dell’uomo.
La natura ha influenzato il mondo greco soprattutto nell’uso della ragione, per il fatto che la sua osservazione fu ciò che ha permesso la nascita della filosofia, cioè quell’enorme patrimonio culturale ed umano che è stato tramandato nei secoli fino ad oggi. Guardando la realtà, l’uomo si è chiesto da chi fu creata, come si è generata, da che cosa è costituita, come è possibile l’esistenza della vita e che cosa la permette, cioè qual è il principio primo che regge tutte le cose. I primi filosofi, i naturalisti, appunto, sono coloro che si sono lasciati stupire ed interrogare dalla realtà come fonte di conoscenza e di scoperta a completa disposizione dell’uomo soltanto. Talete, il primo filosofo della storia, riassume il principio di tutta la realtà nell’elemento dell’acqua, deducendolo dall’osservazione che la vita è permessa là dove è possibile l’idratazione. Anassimene ed Eraclito, ne sono altri esempi, sebbene abbiano sviluppato ragionamenti differenti. Gli stessi Pitagorici, nella loro maggiore astrazione, riescono a cogliere nella realtà quella perfezione matematica che permea la natura, e che farà nascere nel cuore dei Greci la tensione alla perfezione personale; ciò è chiaro anche nell’arte, permeata da una ricerca continua della forma migliore per esprimere quell’ordine perfetto che era presente in natura, attraverso l’applicazione di una legge, sia nell’architettura che nell’arte plastica. La filosofia e l’arte sono quindi una chiara testimonianza di come la natura ha avuto un ruolo importante nella storia dell’uomo, nella modalità di affronto e di coscienza di ciò che lo circonda, perché i Greci si sono lasciati interrogare dalla realtà, vista come modello per il miglioramento personale verso la perfezione.
In questo senso si capisce la concezione tipicamente greca, base della società, per cui la bellezza è necessariamente legata alla bontà (καλός καὶ ἀγαθός), perché ciò che è bello viene considerato frutto di una benevolenza degli dei, rientra nell’idea di ordine, dalla quale si origina l’idea di bene.
Il mondo latino accoglie nella sua cultura e nella sua dimensione questa visione della natura, testimoniando con questo stesso fatto un proprio specifico approccio alla realtà. Questa simpatia viene chiamata eclettismo, cioè l’apertura mentale a ciò che è nuovo, un approccio simpatizzante ma razionale con ciò che è diverso ed esterno da sé, che viene visto come risorsa, come fonte di bene per sé.
L’eclettismo è ciò che permea, e soprattutto da cui nasce la storia dell’arte romana, che ingloba quella greca selezionandola o modificandola secondo la propria cultura, la propria tradizione e corrispondenza, come mostrano i pastìs, ovvero manufatti di statue diverse che vengono unite per scopi celebrativi; vengono per esempio presi i corpi di statue greche di Venere e Marte collocando al posto della loro testa quella di due patrizi romani. Ciò mostra una diversa concezione di bellezza, che non deriva più dall’ordine, ma dall’utilità, e una nuova visione più pragmatica della realtà, da cui deriva la concezione che la natura è rapporto con il divino in quanto fornisce ciò che serve all’uomo per il suo sostentamento, e la coscienza che la realtà è un dono.
Tanto nell’arte quanto nella letteratura romana è evidente come la realtà diventa spunto per intraprendere una strada nuova e personale, scintilla per una ricreazione. Il tema del rapporto con la natura è d’ispirazione greca, e la sua frequenza, sebbene ridotta e differente, indica un modo simile di lettura della realtà.
Un primo aspetto che viene preso e sviluppato dai romani è il legame tra l’uomo e la realtà, in quanto la natura del mondo diventa raffigurativa e specchio della natura dell’uomo e viceversa. In letteratura si può vedere nell’Eneide, in cui viene descritta un’impetuosa tempesta come premonizione di una catastrofe, la morte di Didone, e come segno del concetto di amore della stessa regina: una passione travolgente e furiosa che spazza via tutto il resto. Nell’arte ciò viene testimoniato al contrario, cioè l’uomo come segno che rimanda alla natura, per esempio dalla Saturnia Tellis, la personificazione della fertilità e generosità della terra in una donna florida, che occupa una sezione dell’Ara pacis.
Un secondo aspetto che viene conservato ed approfondito dai Latini è la visione della realtà come rimando ad un rapporto con il divino; Virgilio è colui che maggiormente esprime ciò e valorizza il rapporto con la natura, raffigurata come segno, non esplicito come nell’Iliade, ma più velato, di qualcosa d’altro. Nell’episodio di Laocoonte narrato nell’Eneide, per esempio, è evidende il ruolo della natura come segno dell’intervento divino, che l’uomo si ritrova però a dover interpretare, non avendo un modello di riferimento ed una guida; nel poema, infatti, la popolazione troiana verrà devastata per aver inteso in modo sbagliato il prodigio dei serpenti. Un altro esempio di questo specchio di qualcosa d’altro che è la realtà, è fortemente marcato nella quarta ecloga delle Bucoliche, in cui nella generosità, nella fertilità, nella bellezza incommensurabile della natura viene in realtà descritto come sarebbe il mondo se nascesse quel bimbo che avrebbe salvato tutta l’umanità dal male che è intrinseco nel cuore umano, da cui deriva invece una natura difficile da domare, che obbliga l’uomo alla fatica per il proprio sostentamento.
Lo stesso Virgilio dà un altro grande contributo alla coscienza latina della posizione dell’uomo di fronte alla realtà, raffigurandola nelle Georgiche come totalmente positiva, perché, anche nella sua durezza e nel dolore, non è ingiusta. L’ingiustizia della posizione dell’uomo nella realtà deriva dalla sua impotenza di fronte al male, alla fatica ed al dolore che non può impedire, ma la visione che propone Virgilio fa emergere un altro punto di vista, che indirizza lo sguardo sull’uomo, che è stato dotato delle forze necessarie per affrontare quello stesso male, fatica e dolore. L’uomo è capace di stare davanti alla realtà, mentre la concezione greca tendeva ad accettare l’ingiustizia, la sventura, la sottomissione affidando agli dei, al Caso, alla Necessità, all’Intelligenza parte della colpa di ciò che accade.

Ancora oggi l’uomo e la natura coesistono in un rapporto equilibrato di interscambio. A mio parere, il fatto che l’uomo ha messo recentemente a rischio l’equilibrio di questo rapporto, modificando oltre misura la natura, ha aumentato la consapevolezza dell’uomo davanti ad essa, permettendo che ne comprendesse la preziosità e la sua ricchezza. D’altra parte però, si è persa la coscienza che avevano i filosofi greci nel lasciarsi interrogare da essa, nel chiedersi chi permette che questo continuo miracolo avvenga, poiché, ottenebrati dalla scoperta delle nostre capacità, ci siamo dimenticati che la realtà non è un’opera delle nostre mani.

venerdì 13 settembre 2013

IL MONDO GRECO E IL MONDO LATINO - caratteristiche

In questi tre anni hai accostato da molti punti di vista e in diverse materie il mondo greco e romano: elenca in forma schematica ma con precisi riferimenti tutto quello che ti ha colpito come l’emergere delle caratteristiche di quel mondo di uomini: ad esempio
  1. le loro domande e i loro tentativi di risposta
  2. il loro modo di vivere
  3. il loro modo di osservare la realtà e di comunicarla
  4. la loro creatività letteraria ed artistica
  5. le loro concezioni politiche e i rapporti con gli altri popoli
DOMANDE E TENTATIVI DI RISPOSTA

  1. quali sono le origini delle cose?
      » tendenza del mondo greco ad immedesimare in un’unica persona l’origine di un’esperienza, come è
         successo con Omero per la poesia, con Archiloco per la παρακαταλογή, con i legislatori a cui
         veniva attribuita la messa per iscritto delle leggi (spesso sono mitici, perché per i Greci era
         importante avere una persona di riferimento) » si chiamano πρῶτος εὑρητής
      » la poesia ed il mito sono strumenti utilizzati per spiegare l’origine del mondo, del cosmo
         (es: Teogonia), dell’uomo (es: mito delle cinque età), del male (es: mito di Pandora)
      » scopo dell’Eneide è di raccontare come ha avuto origine la grandezza di Roma
      » la ricerca delle origini è presente anche nell’arte, soprattutto quella decorativa, come testimonia
         il fregio interno dell’altare di Pergamo, che raffigura la storia di Telefo, fondatore di Pergamo
  1. cosa muove l’uomo? Qual è la cosa più importante che deve seguire? Cosa definisce l’uomo in mezzo a tutte le cose del mondo?
» Eneide: emerge l’idea che ciò che l’uomo deve perseguire sopra tutte le altre cose è il suo destino
» nel III libro dell’Odissea Atena incoraggia Telemaco ad avere coraggio davanti a Nestore, perché il
   suo destino il suo compito è quello di ricevere informazioni del padre
  1. può un dio volere il male degli uomini? Può covare tanta rabbia da fargli del male?
» il proemio Eneide termina con Tantaene animis celestibus irae? “è possibile che si sia così tanta
   rabbia nel cuore degli dei?” Tanta da permettere che venga fatto del male all’uomo? Da volergliene?
» è il tema fondante dell’Iliade, la μήνις, quell’ira che si estingue solo quando l’altro soffre, quando
   viene compiuta la vendetta, che reca sempre dolore. Così agisce Achille, un eroe, e nello stesso
   modo anche Apollo, che non esita a sterminare gli achei per vendicare l’offesa arrecata al suo
   sacerdote. È possibile che un dio infligga dolore agli uomini da lui creati?
» nell’Iliade, emerge la poca affezione degli dei nei confronti degli uomini, come Teti, che per amore
   di suo figlio chiede esplicitamente a Zeus di infrangere il suo dovere in quanto garante dell’ordine
» un mito racconta che alla morte di Achille, Odisseo ed Aiace si fronteggiano in un duello, il
   vincitore avrebbe preso le armi dell’eroe. Allora Atena acceca Aiace con un furore (Ate) per
   preservare Odisseo. Lui si suicida per la vergogna, e Atena glielo permette
  1. da cosa nasce il male?
» ὕβρις: tentativo futile dell’uomo di appropriarsi di una parte più grande di quella che gli è concessa
   dal destino, dalla μοῖρα come fa Patroclo nell’Iliade, e per questo viene punito con la morte,
   oppure come Capaneo, nella saga tebana, che, per la sua arroganza e presunzione viene fulminato
» nella IV ecloga delle Bucoliche, c’è la sensazione di aver perso quell’armonia del mondo, quel
   rapporto fecondo e generoso con la natura, per un inganno: il peccato originale, fonte del male
» proemio Iliade: il male nasce dalla rabbia scaturita da un’ingiustizia e che non vuole vedere ragioni
   richiudendosi su di sé, da una legge rotta e non osservata, da un affronto agli dei
» la mitologia greca risponde con il mito di Pandora, a cui si affida l’origine di tutti i mali del mondo
» Ate: accecamento della mente e della ragione operata da parte degli dei, da questa nasce la
   sventura che si abbatte sull’uomo, lo porta all’errore; nel caso di Achille è la rabbia unita al
   disonore e alla sofferenza d’amore. La presenza di questa forza indica che l’origine del male è in
   parte esterno all’uomo, come una maledizione che si abbatte su chi ne era prescelto
  1. perché l’uomo deve lavorare e fare fatica? Cos’è il lavoro?
» Georgiche: perché l’uomo è capace di sopportarlo e ricavarne qualcosa di buono per lui (nuova concezione del lavoro)
» Bucoliche, IV ecloga: il lavoro è lo sconto che l’uomo deve pagare per l’inganno commesso a quel
   salvatore bambino; deriva dalla necessità di correggere la creazione, che prima non aveva bisogno
   di essere integrata, a causa dell’insinuarsi della corruzione derivata dal peccato originale
» Eneide: le difficoltà ci sono affinché l’uomo si costretto a riaffermare la sua volontà a perseguire il
   destino, che non è una scelta valida per sempre, ma un cammino sempre riconfermato
» Georgiche: tutti hanno una concezione negativa del lavoro, Virgilio è un’eccezione nell’affermare
   che ha una funzione morale non nel pagare un conto, ma nella purificazione dell’uomo
  1. qual è il valore della poesia?
» Esiodo ed Omero: mezzo di educazione collettiva o personale
» Bucoliche: mezzo per incrementare la propria umanità, l’otio è il tempo per la poesia e l’arte
» Esopo: la poesia è la risposta alle domande “come si fa a vivere? Quali sono le conseguenze delle
   modalità del vivere?”
» Opere e i giorni: ha valore didascalico in quanto comunica un messaggio etico e morale (due
   tipologie di ἔρις, una buona che spinge l’uomo a migliorarsi, una cattiva che spinge l’uomo all’odio)
» Archiloco: modalità con cui contrastare l’opinione comune per affermare se stesso
  1. desiderio che arrivi qualcuno che salvi l’umanità
» nella IV ecloga delle Bucoliche, Virgilio lo raffigura come un bambino che tutto il creato aspettava,
   rivelando una infinita attesa per qualcosa di più grande dell’uomo
  1. cos’è l’amore?
» per Didone è una passione irresistibile che ottenebra tutto il resto, non diversa dall’amore di
   Francesca e Paolo: una circostanza distruttiva perché trascinante
» per Medea è una proprietà, tanto che uccide la moglie di Giasone e per vendetta uccide anche i 
   suoi figli arrivando a togliere a Giasone la cosa più cara: la discendenza;
» Prometeo per amore degli uomini arriva a tradire Zeus, ingannandolo per ben due volte
» il teatro latino raffigura l’amore nella sua comica quotidianità, mettendolo in luce come un
   sentimento cieco, incostante ma nello stesso tempo tenace e caparbio
  1. filosofia » ricerca della verità della vita dell’uomo attraverso l’uso della ragione
» da cosa si genera la vita? Qual è il principio della vita? (acqua, infinito, aria,
    l’armonia dei contrari…) come si è generato il creato? » naturalisti
» può la ragione indagare sulla natura delle cose sull’uomo? » presupposto della filosofia
» cos’è l’anima? Qual è la natura dell’uomo? » Socrate, Platone, Aristotele, Epicuro, lo Stoicismo
» qual è il retto agire umano? Cosa deve perseguire l’uomo? Chi è il saggio? » etica
» come si arriva a conoscere? Che ruolo ha la conoscenza nella vita? » Atomisti, Gorgia, Socrate,
   Platone, Aristotele
» da cosa è costituito l’uomo e le cose della realtà? Tutti i filosofi
» cosa è vero? Cosa è falso e illusorio? Esiste una verità universale? Come si concilia con la
   diversità di ciascun individuo? » Parmenide, Protagora, Gorgia, lo Stoicismo
» esiste Dio? Com’è fatto? Che rapporto ha con l’uomo e con il creato/la realtà? » Platone, Aristotele,
   Epicuro, lo Stoicismo
» la realtà è stata creata? » Aritstotele, Platone
» che valore ha la legge e la politica? Qual è lo stato ideale? Cos’è lo stato? » Protagora, Ippia,
   Callicle, Trasimaco, Antifonte, Platone, Aristotele, Epicuro, lo Stoicismo
» cos’è la virtù e quali sono le virtù necessarie per vivere davvero? Protagora, da Socrate in poi
» cos’è la felicità e che ruolo occupa nella vita dell’uomo e nell’uomo stesso? Da Socrate in poi
» da cosa nasce il male? Perché esiste? Perché l’uomo fa il male? Da Socrate in poi
» cos’è la libertà? Socrate, Platone, Aristotele (non c’è però il concetto di “libero arbitrio”)
» cos’è l’amore e che importanza ha per l’uomo? È un bene? » Platone, Epicuro, Stoicismo
» cos’è la bellezza? » Platone, Aristotele
» esiste una realtà che va oltre quella materiale? » Platone, Aristotele
» c’è qualcosa di immortale e di perfetto? Perché tutto è destinato a morire?
» perché l’uomo desidera?

IL LORO MODO DI VIVERE

» la società della colpa e della vergogna, per i greci, e virtus belli, per i latini, indicano l’importanza
   del valore in battaglia, delle proprie capacità, in quanto indicatori del valore personale
» l’uomo è soggetto a forze che sono al di sopra delle sue capacità, come Àte e Anànke nel mondo
   greco (la Necessità, il volere di Zeus da cui non ci si può sottrarre)
» la vera compagnia è costituita da coloro con cui condividi la vita e la morte (ἐταίρος)
» importanza della patria che si manifesta nell’orgoglio della propria grandezza (il mito dell’impero romano
   per i latini, la consapevolezza della magnificenza delle πόλεις per i greci) e come l’avversione nei confronti
   dell’estraneo, che è inferiore (disprezzo dei Persiani nelle guerre persiane manifestato anche nell’arte
   attraverso la lotta tra l’ordine e il disordine raffigurati nelle decorazioni degli edifici sacri; cerimonia dei
   trionfi per il mondo latino, in cui si avvilisce il nemico)
» la vita è scandita dal rapporto con gli dei, a cui se non si obbedisce, se non ci si fida di loro e se si va contro
   di loro, l’uomo perde qualcosa di sé e viene punito
-          Didone » va contro il volere di Zeus, contro il destino di Enea e le proprie responsabilità, così muore
-          Achille accetta l’ordine di Atena di non uccidere Agamennone perché sa che quello che riceverà dall’obbedienza sarà 100 volte di più
-          Telemaco, che attende a casa il padre, si fida della guida di Atena nelle diverse vicende della telemachia
-          struttura della stessa città con l’acropoli, la cui posizione nello stesso tempo richiama il cittadino al culto in ogni azione quotidiana, e gli dà l’impressione di protezione divina
-          Ipponatte, il giambografo, addirittura prende in giro un dio (Plutone, Ermes) e, sminuendo il ruolo divino per esaltarlo, testimonia una certa familiarità con la divinità
» importanza della figura dell’eroe, che è l’uomo più vicino agli dei, e che è come testimone di virtù che
   l’uomo è chiamato a perseguire per raggiungere la pace e la saggezza
-          μήτις: capacità mentale di adattamento e di comprensione di ogni circostanza
-          un eroe non cancella i propri sentimenti (infatti Achille nell’Iliade piange spesso, ma non viene deriso per questo, anzi suscita nel lettore compassione nei suoi confronti)
-          l’arte è mezzo di diffusione di questi valori etici, con la raffigurazione di uomini in nudità eroica
-          l’eroe deve essere abile e bello, di conseguenza portatore di ciò che è buono
» importanza e rispetto del’anziano, che è più vicino alla saggezza a causa della maggiore esperienza vissuta
» importanza del rito (banchetto, sacrifici che se non sono eseguiti nel modo corretto scatenano l’ira degli dei,
   rito funebre, rito dell’ospitalità) e della gestualità (gesto del supplice di Teti a Zeus) in quanto
   testimonianza di un’attenzione alla modalità migliore e più bella di svolgere le azioni, una cura formale
» importanza dell’educazione
-          per convincere Achille viene mandato il suo pedagogo Fenice)
-          complessa e severa struttura dell’educazione di Sparta
-          importanza della famiglia soprattutto nella cultura latina, dove il pater familias ha potere assoluto nei confronti dei familiari, e con il tempo assumerà anche potere politico (senatori sono famiglie arricchite)
-          per il mondo greco il teatro è un importante momento comunitario aperto a tutta la popolazione, senza differenza di censo, che era occasione di comunicazione di un messaggio, cioè di educazione comune
» valore della vendetta in quanto ripaga chi è stato privato di qualcosa, onora ciò di cui è stato privato, è
   quindi un modo per riscattarsi da un’ingiustizia ricevuta
-          nell’Iliade, alla morte di Patroclo, il migliore amico di Achille, questo si vendica su di Ettore uccidendolo a sua volta e beffeggiandolo quando muore (ἐυχός è l’atto dello schernire)
-          nella saga degli Argonauti, Medea, per vendicarsi di Giasone che ha tradito il suo amore, uccide la sua nuova amante e i suoi stessi figli, dandoli come pasto a Giasone
» tentativo di raggiungere la perfezione e, in ciò, di avvicinarsi alla divinità
-          i greci ricercavano in ogni opera, edile o artistica, di raggiungere quella perfezione che vedevano manifestarsi in una legge naturale; viene testimoniata con l’applicazione della matematica sia nello studio e costruzione dei templi, sia nella scultura (sezione aurea)
-          la Venere di Crizios è la testimonianza del tentativo di rendere la divinità umana affinché sia più vicina, più tangibile e raggiungibile dall’uomo. Anche la modificazione della cella dei templi, che diventa sempre più aperta e visibile ai fedeli ne è testimonianza.
-          la matematica è l’applicazione della perfezione divina, che, applicata allo studio della realtà, riesce a far carpire all’uomo il disegno con cui la realtà è stata progettata. Questo si può riscontrare nello studio dell’astronomia, che è impregnato di osservazioni e concetti matematici
-          nella letteratura questo è riscontrabile nella descrizione del rapporto materno tra Teti ed Achille, in cui la ninfa è proprio come una madre umana
» importanza della tradizione
-          Sparta era così fondata sulle sue tradizioni, e così restia a cambiarle, che ciò fu il motivo della sua rovina: quando una popolazione non si rinnova più, muore nei legami che si è creata
-          Per i romani il mos maiorum era il fondamento dell’identità latina; pur essendo aperti alla novità e al diverso (come viene testimoniato anche nell’eclettismo in arte) gli elementi esterni venivano giudicati e a loro volta accettati, modificati o scartati dalla propria concezione e cultura secondo il paragone con la propria identità e tradizione, il proprio codice morale

MODO DI OSSERVARE LA REALTA’ E DI COMUNICARLA

» realtà viene letta come segno dell’intervento divino
-          fin dagli inizi della civiltà greca era fondamentale il ruolo dei sacerdoti, degli auguri (che interpretavano il volere divino tramite il volo degli uccelli)
-          nella letteratura latina, Virgilio descrive l’episodio di Laocoonte e di come l’intervento dei serpenti è stato letto in modo erroneo dalla popolazione troiana, segnando così la propria fine
» filosofia: osservazione della realtà con la tensione a carpire la ragione che la muove
» la natura del mondo è raffigurativa, specchio della natura dell’uomo
-          nell’Eneide la tempesta descritta prima dell’incontro tra Enea e Didone ne prefigura la relazione
-          un esempio contrario è la Saturnia Tellis, una donna che nella storia dell’arte romana rappresenta la fertilità della terra personificandola
-          IV ecloga delle Bucoliche: la natura è stupefatta, gioisce anch’essa per l’arrivo del bambino, e la sua splendidezza si riflette in quella della natura, tutto rinasce più bello dopo che è nato il bimbo, tutto è fertile e la fatica non è più necessaria, la pace passa anche attraverso l’armonia tra natura e uomo
-          nella saga tebana, al matrimonio tra Giocasta e colui che scoprirà essere suo figlio, Edipo, si scatena una pestilenza a Tebe; chiamando l’indovino i due comprendono la natura di questo evento, segno di qualcosa di turpe tra di loro, un errore commesso » la realtà rispecchia ciò che è interno all’uomo
» destino è ciò che determina il mio modo di vedere ciò che accade, termine di paragone continuo
» la realtà è positiva per i latini, perché, anche quando appare dura nella sua natura, non è ingiusta o contro
   l’uomo perché l’uomo trova sempre la forza di affrontarla (pensiero di Virgilio nelle Georgiche); i greci,
   come Primo Levi nel suo libro Se questo è un uomo, danno la responsabilità di ciò che accade alla μοῖρα,
   alla Necessità o all’Intelligenza o al caso (a seconda del periodo storico), cioè la forza maggiore che regge
   tutto il cosmo a cui anche gli dei si devono sottomettere. Questa volontà superiore può essere portatrice di
   beni o di mali, ma l’uomo non potrà mai conoscere il criterio per cui gli uomini vengono scelti per il bene o
   per il male. È presente un’idea di predestinazione che assomiglia a quella del calvinismo.
» la realtà è bella e l’uomo è fatto per la bellezza, tanto che la ricerca continuamente in ogni cosa
-          per i greci ciò che è ordine è bene, se è bene è anche bello. Ricerca dell’ordine che è parametro di bellezza sia nell’arte, sia nel governo della città (la struttura di governo era stabilita e precisa)
-          καλοσκαγαθός = bello e buono. Per i greci ciò che è bello è necessariamente buono così ciò che è brutto è necessariamente portatore di male (es: Tersite). Questo completa il concetto di società della colpa e della vergogna
-          per i romani ciò che è utile è bene, ciò che bene è bello (infatti l’arte non si è sviluppata subito, perché accessoria e non indispensabile, nascerà solo con l’incontro con la cultura greca)
» modalità di comunicazione » la poesia, che giunge a tutti attraverso l’operato degli aedi
                                               » il mito, che appartiene al sapere popolare ed ha funzione didascalica
                                                  attraverso l’allegoria e la metafora
                                               » dialettica e la retorica nel metodo filosofico che punta sulla logica e la ragione
                                               » il dialogo tra gli uomini (es: Socrate)
» nella lingua, la modalità di comunicazione e di osservazione della realtà passa attraverso il verbo
-          in greco, una delle cose più interessanti è l’aspetto verbale, che rimanda ad una preoccupazione dei Greci non di indicare il momento preciso in cui è avvenuta l’azione, ma la durata dell’azione stessa. Per questo si ha la divisione dell’aspetto, che è il punto di vista con cui viene considerata l’azione, in assoluto (quando il tempo è sciolto dai legami temporali), durativo (azione considerata nel suo svolgersi, nella sua durata), compiuto (azione vista come conseguenza di un’altra passata oppure conclusa in sé)
-          il latino invece è molto più preoccupato di definire il tempo preciso in cui si svolge l’azione, e che rapporto temporale ha l’azione espressa dal verbo con altre azioni espresse da altri verbi

POLITICA E RAPPORTI CON GLI ALTRI POPOLI

» importanza del bene comune
-          De bello gallico e De bello civili testimoniano che per il bene del popolo è qualche volta necessario sorpassare le leggi e lasciare che si affermi un singolo
-          Nelle versioni degli storici greci è evidente come il popolo sostiene chi ha intenzione di perseguire il bene comune e non il bene proprio (come anche l’allegoria e gli effetti del buon governo di Ambrogio Lorenzetti testimoniano in positivo e gli effetti del cattivo governo in negativo)
» importanza di chi detiene il potere, anche della sua figura
-          nell’arte latina è lampante, per esempio nei ritratti e nel fatto che è stato costruito il mausoleo di Augusto, il pantheon, in cui la posizione dell’imperatore era segno di come il suo potere e la sua personalità recassero beneficio a tutti e fossero assegnati per volere divino
-          competizione che ciascun imperatore aveva nel tentativo di costruire un foro più grande dei suoi predecessori, a partire da Cesare » esaltazione personale come conferma della grandezza di un popolo
-          celebrazione dei personaggi politici romani sia in poesia, sia nell’arte, come testimonia il fregio superiore che corre lungo i due lati maggiori dell’altare dell’ara pacis
-          nella letteratura greca, nel III libro dell’Odissea, Telemaco si reca da Nestore e viene accolto da Pisistrato, unico testo in cui viene presentato in questi panni per celebrarlo e onorarlo
» esiste una legge naturale che compensa e supera la legge della città
-          Cicerone nella Pro Milone afferma che la debolezza legislativa è compensata dall’istinto innaturale dell’uomo, cicerone traduce in azione ciò che viene teorizzato nel De officis
-          Nella saga tebana, la sorella di Polinuce, Antigone infrange la legge della città personificata nello zio, che ne aveva preso il potere, per una legge naturale: quella di amore verso i parenti
» importanza della comunità, dell’unione tra gli uomini che condividono il luogo in cui vivono e le tradizioni
-          La πόλις è la struttura organizzativa che ha favorito nei greci il sentimento di appartenenza ad una comunità in cui l’uomo greco si identificava completamente, come fosse parte di sé
-          La πόλις stessa offriva in diversi ambiti occasione di rafforzamento della comunità come la presenza stessa dell’ἀγορά, luogo d’incontro per eccellenza, il teatro che era aperto a tutti senza distinzione di censo, la cui partecipazione veniva incentivata dal fatto che lo spettatore veniva pagato in moneta del lavoro che durante la giornata non aveva compiuto per venire a teatro. Le gare olimpiche, i banchetti, le stesse tradizioni nel vestire e i diversi dialetti, specifici di ogni luogo ne sono altri esempi.
-          La modalità di combattimento cambia: da duello tra singoli, come gli eroi, ad un combattimento a falange, cioè file compatte e serrate che sfondano il nemico. C’è inoltre un nuovo soldato: l’oplita, che combatte a piedi con uno scudo grande e rotondo che copre metà dell’uomo che lo porta e metà dell’uomo che sta alla sua sinistra, cosicché ciascuno era protetto solo se l’atro era attendo a difenderlo. È naturale che si va a creare così uno stretto legame tra i compagni d’arme, che diventano persone con cui si condivide la vita e nelle cui mani si affidava la propria vita
» per greci democrazia come miglior modo di gestire il potere per il bene comune; per romani prima il re, poi
   l’imperatore, è la stessa personificazione del potere divino, dell’essenza di Roma, l’obbedienza al quale
   garantisce l’esistenza e la grandezza dell’Impero romano
» eclettismo romano: apertura al diverso, che non è un male ma un’occasione di arricchimento, tuttavia con
   una selezione, una ragione, cioè scegliendo o cambiando secondo la propria cultura, la propria mentalità, la
   propria necessità, utilità  (per i greci ciò che era nuovo veniva allontanato perché si temeva di recidere i
   legami con la tradizione: ciò che è tradizione, ciò che è antico, è buono)
» importanza del servizio militare
-          nel mondo greco potevano combattere solo coloro che potevano permettersi l’armatura, e la guerra era ricercata come prova per l’esaltazione del valore personale, occasione di mostrare le proprie abilità. Era tanto ambita quanto esclusiva, perché accessibile solo a coloro che avevano un certo reddito
-          il modello dell’oplita propone un’ideale di combattimento non per sé, ma per la patria, in quanto, se uno lasciava la fila, comprometteva anche la vita dei compagni
» rapporti con i popoli conquistati e concetto di cittadinanza
-          romani » la cittadinanza è l’appartenenza alla comunità politica rispettando le leggi della repubblica;
                      non c’è quindi nessun criterio di esclusione, ma un’apertura maggiore allo straniero
                   » municipii, che si dividono in città totalmente incorporate a Roma, i cui cittadini diventano
                      cittadini romani, quindi con tutti i diritti (cives optimo iure); poi ci sono città in cui vengono
                      riconosciuti i diritti civili ma non quelli di partecipazione politica (cives sine suffragio)
                   » socii, ovvero città alleate tenute ad appoggiare la politica estera romana dando un contributo
                      con il proprio esercito militare, ma senza esser obbligate ad ulteriori tributi
                   » provicia, ovvero città che non ha diritti civili, né politici, né obblighi militari; è tenuta ad una
                      totale sottomissione nei confronti dei governatori inviati da Roma e di quelli del luogo. Ha
                      l’obbligo di pagare un tributo
-          greci » fanno della nascita e del “sangue” l’elemento per godere dei diritti di cittadinanza
» l’aumento della popolazione e le poche risorse, insieme al desiderio del ceto mercantile di
   arricchirsi attraverso commerci sempre più estesi, causano la colonizzazione, che spingerà i
   naviganti greci fino alle coste della Sicilia, dell’Italia meridionale, nell’Africa, dell’Asia, della
   Spagna: iniziativa che verrà incentivata dallo stesso governo. Pur nell’autonomia mantenevano
   uno stretto rapporto con la madre patria


mercoledì 11 settembre 2013

Tendit ad vos virgo Vestalis manus supplices - Cicerone

La mano della vergine Vestale è tesa verso di voi supplici, quella stessa mano che per gli immortali è solito tendere a vostro favore. state attenti che non sia pericoloso e superbo che voi ripudiate le sue preghiere, le suppliche del quale, se gli dei le rifiutassero, quelle non possono essere tenute in considerazione. Sapevate già, o giudici, che M. Fonteio, uomo molto saldo, aveva sparso lacrime per il ricordo dei genitori e della sorella? E costui non aveva mai provato terrore in battaglia, costui si era spesso buttato nelle mani dei nemici  e nella folla poiché considerava conforto, nelle sue regole morali, l'immergersi nei pericoli che suo padre aveva lasciato proprio a lui, ora lui stesso teme con cuore turbato che non solo non ci siano quipaggiamenti per lui,  ma che, anche un onorevolissimo lutto, la vergogna eterna e l'ignominia lo lascino ai miseri.

Φιλίππος, ὀ βασιλεῦς, πράξιν ἔχον ἐκ τῆς τῶν Μελιταιῶν πόλεως

Il re Filippo, mentre conduceva un'azione di guerra contro la città di Melitea, sbagliò in due modalità; infatti andò lì pur avendo le scale più corte di quanto fosse necessario, e inoltre perse l'occasione giusta. Infatti, sebbene avesse pianificato che sarebbe giunto intorno a mezzanotte, quando tutti stavano già dormendo, una volta che si mosse da Larissa prima del momento opportuno e giunse presso la regione di Melitea, non potè né aspettare né fuggire ritornando ancora indietro. Perciò, essendo costretto ad avanzare, giunse davanti alla città quando gli abitanti erano svegli. Per questo motivo non poté né fare un assalto con le scale a causa della mancata lunghezza, né entrare attraverso la porta poiché gli abitanti non potevano aiutarlo al momento opportuno.