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martedì 21 gennaio 2014

LA TRAGEDIA GRECA - V secolo

TEATRO NEL V SECOLO

-    E’ connesso al culto di Dionisio
» durante le Grandi Dionisie (a primavera) venivano rappresentate delle tragedie
» hanno luogo solo durante le feste religiose, che sono di diversi giorni e con celebrazioni di vario genere:
   tre giorni sono dedicati alla rappresentazione teatrale
» le feste dionisiache si tengono tra l’inizio dell’inverno e l’inizio della primavera con frequenza mensile
1.      Piccole Dionisie (o Dionisie Agresti) » dicembre-gennaio
  » sono le feste meno importanti
  » venivano rappresentate nuove tragedie o repliche cosicché
     anche la popolazione rurale poteva conoscere le tragedie
2.      Lenèe » gennaio-febbraio
                 » la specialità di questa festa erano soprattutto i teatri comici
3.      Antestèrie » febbraio-marzo
                        » hanno luogo solo gare ditirambiche
4.      Grandi Dionisie (o Dionisie Cittadine) » era la festa più importante, duravano 5 giorni
                                                                     » 3 giorni di questi erano dedicati ad agoni tragici
-    Attori e maschere
» gli attori recitano con maschere che identificano il loro personaggio
» gli attori sono tutti di sesso maschile (nelle parti femminili si travestono)
» il teatro antico ha ferree limitazioni riguardo al numero di attori, o per fare economia, o per non
   disperdere l’attenzione del pubblico e incanalare la concentrazione a carpire il messaggio insito
» Eschilo introduce il dialogo, quindi il secondo attore (prima c’era un solo attore, quindi solo monologhi)
» Sofocle introduce dialoghi più complessi introducendo il terzo attore, poi assunto anche da Eschilo
» si ipotizza che Euripide abbia introdotto il quarto attore
» ci possono essere dei “personaggi muti”, cioè che non partecipano al dialogo e parlano solo dopo l’uscita
   di tutti gli altri attori dalla scena (es: prologo del Prometeo incatenato)
» avveniva quasi sempre che un unico attore dovesse interpretare diversi personaggi cambiandosi costume
-    Aspetti tecnici
» qualche mese prima delle celebrazioni veniva presentata all’arconte eponimo una tetralogia (3 tragedie
   ed 1 dramma satiresco, che è un mito in chiave comica); il suo compito era di selezionare le migliori
» vengono scelti tre autori, ciascuno ha il tempo di un giorno per presentare le sue opere
» gli autori gareggiano tra di loro, ed una giuria di cinque cittadini estratti a sorte dal popolo sceglie il
   primo, secondo e terzo posto (la vittoria è di tutte e 4 le opere)
» la vittoria dà molta fama e rimane nella storia perché rimane agli atti
» Sofocle, Eschilo, Euripide è la scala (decrescente) dei più premiati
-    Edificio teatrale
» a partire dal V sec. La rappresentazione si svolgeva nel teatro di Dionisio, sulle pendici dell’acropoli
» orchestra = spazio circolare riservato al coro con l’altare di Dionisio in mezzo (ὀρχέομαι «danzare»)
» scena = luogo di recitaizone degli attori, costruita in legno, veniva montata e smontata di volta in volta
» parodos/exodos = due passaggi ai lati della scena che permettono agli attori di entrare/uscire di scena
» attorno all’orchestra, a ventaglio, sono disposti i seggi degli spettatori, a semicerchio
» solo dal IV secolo l’edificio teatrale si costruisce in muratura
-    Scenografia
» per la maggior parte era lasciata alla fantasia del pubblico
» con Euripide vengono introdotte le macchine teatrali, tutte costruite in legno
» μαχανή “macchina” era la più semplice: una pedana appesa ad una gru di cui si serviva per far scendere
   dall’alto dei ed eroi (nelle scene in cui una divinità scendeva sulla terra o c’era l’ “assunzione” di un eroe)
» ἐκκύκλημα = carrello mobile che serviva per far “rotolare” fuori gli interni, per far entrare o uscire di
   scena gli oggetti o personaggi morti, adatta per ambientazioni chiuse
-    Organizzazione statale
» la rappresentazione era organizzata dallo Stato, gli attori venivano pagati con fondi pubblici
» la scenografia, lo stipendio del coro, le maschere, il vestiario, le attrezzature erano fornite da privati
   cittadini facoltosi chiamati «coreghi» che potevano essere volontari o nominati dall’arconte eponimo
» coregìa = organizzazione di uno spettacolo teatrale
» ad Atene non esisteva la tassazione diretta ma era consuetudine che i cittadini più abbietti prendessero a
   loro spese iniziative pubbliche ottenendo in cambio prestigio (tasse dei servizi)
» liturgie = tasse dei servizi in cui ci sono anche le coregìe
-    Parti della tragedia
» prologo » è la parte introduttiva che ha la funzione di indicare il luogo in cui si svolge l’azione, chi sono i
                    personaggi, affinché il pubblico sia introdotto alla vicenda, informato quindi più attento (aiuta
                    anche per la mancanza di scenografia)
» è presente nella maggior parte delle tragedie, ma è l’unica parte che può anche non esserci
» è l’unica parte in cui non è presente il coro, l’unica parte in cui il personaggio si può esprimere
   in libertà dal giudizio del coro, quindi una parte molto importante; ogni cosa detta o ogni
   azione non è svolta senza tener conto che il coro ne è spettatore (è un grosso limite)
» il coro può intervenire, giudicare, testimoniare (es: nelle congiure si deve stare attenti)
» parodo » parte in cui entra il coro cantando (il nome deriva dal sostantivo ὀδός «strada»)
» episodio » parte recitativa degli attori in dialetto attico e in metri (soprattutto il trimetro giambico)
                  » è scritto in attico (il dialetto parlato ad Atene) perché il pubblico doveva capire, anche se i
                     personaggi sono stranieri o la scena è ambientata all’estero
» stasimo » parte cantata dal coro in metri lirici ed in dialetto dorico. In realtà si usa per il coro un dialetto
                   convenzionale che si basa sull’attico con elementi dorici che danno una parvenza esotica senza
                   togliere la possibilità di capire. Vengono quindi aggiunte solo quelle caratteristiche sentite
                   come distintive del dorico (es: prevalenza dell’uso di α al posto di η)
                » in questo modo l’opera era sentita come composita per la mescolanza di lingue e generi
                » di solito episodio e stasimo si alternano un certo numero di volte finché non si arriva all’esodo,
                   ma può succedere che il coro intervenga direttamente durante un episodio
» esodo » parte conclusiva in cui escono di scena attori e coro
-    Coro
» il ruolo del coro è vario tanto che non si può definire una formula
» rappresenta un elemento di unità, è un personaggio collettivo (parlano spesso in prima persona)
» può esprimere la posizione del poeta o quella della mentalità comune, può essere l’uomo di strada o un
   osservatore neutrale o un ostacolo alla vicenda, può giudicare in modo giusto o sbagliato
» l’importanza del coro diminuisce nel tempo, perché si perde l’aderenza tra coro e trama
» il numero dei componenti del coro è all’inizio 12, ma da Sofocle in poi diventano 15
» la costante in ogni tragedia è la funzione musicale del coro, che balla e canta insieme
-    Argomenti
» tutte le storie sono di argomento mitologico (tratte soprattutto dal ciclo troiano)
» solamente una (i Persiani di Eschilo) è di argomento storico;c’è da considerare che le guerre persiane
   erano diventate per i Greci leggenda (come le guerre puniche per i latini), quindi mitizzate » non ce ne
   furono altre perché dopo nessun evento della storia raggiunse lo stesso rilievo ideologico-letterario
» venivano presi miti preesistenti, viene rielaborata una letteratura già prodotta e interpretata oppure poteva
   anche accadere che venivano inscenati miti locali e popolari diffusi nel mondo greco
» il mito veniva rielaborato per comunicare un pensiero nuovo
» gli argomenti erano quindi sempre gli stessi, ed il pubblico conosceva già la trama, anzi è il poeta stesso
   ad eliminare ogni suspense informando gli spettatori attraverso il prologo » si punta sul già noto
» il pubblico quindi non veniva agli spettacoli per intrattenimento, ma per capire l’intento comunicativo
   dell’autore in una determinata scelta del mito e delle sue varianti (che riguardano però aspetti marginali
   del racconto, mentre la sua struttura fondamentale rimane sempre uguale)
» il fascino della rappresentazione tragica non sta quindi nelle novità e nella sorpresa
» col tempo gli argomenti si restrinsero anziché ampliarsi, perché i drammi si concentrarono soprattutto
   sulle vicende delle stirpi (segno che ci si avvicina alla considerazione del singolo individuo)
» la casa, una singola famiglia (οἶκος) diventa lo scenario privilegiato dell’azione tragica
-    Ruolo della rappresentazione teatrale
» tutti gli ateniesi erano tenuti a partecipare alle rappresentazioni (esclusi gli stranieri, gli schiavi, si discute
   sulla presenza delle donne tra gli spettatori, ma è certa la presenza di tutti i cittadini maschi)
» ai più poveri veniva dato un rimborso equivalente ad un giorno lavorativo, per permettere anche a loro la
   partecipazione (al tempo saltare un giorno di lavoro significava non avere i soldi per pagarsi il pasto)
» ci si aspettava che il tragediografo fosse maestro del popolo, cioè che attraverso le sue scelte si educasse
   la città, e di conseguenza il pubblico doveva lasciarsi educare attraverso un’acuta attenzione e apertura
» i poeti tragici hanno una grande responsabilità nei confronti della società, infatti la dialettica
   individuo/collettività è dovunque visibile
» ciò che viene comunicato deve servire alla città in quel determinato periodo storico, ci si aspetta una
   risposta alle domande di quel determinato contesto politico, culturale, sociale, storico
» i criteri per la scelta del vincitore è sulla base d chi è stato più maestro del popolo, infatti nelle Rane,
   commedia di Aristofane, si legge: «quello che è maestro per i bimbi è il poeta tragico per gli adulti»
» Gorgia, non ateniese, non riuscì a comprendere il significato del teatro: «chi riusciva ad ingannare era
   più giusto di chi non ingannava e chi si faceva ingannare più saggio di chi non si faceva ingannare»
» al contrario dell’eroe epico, che finalizza ogni azione a sé e al suo gènos, l’eroe tragico ha la coscienza di
   un patrimonio di valori morali che trascendono l’interesse del singolo
» il teatro consolida e trasmette alle nuove generazioni il senso di identità e di appartenenza
» che il teatro è finzione non significa che porti un significato negativo
-    Tempo, luogo, azione
» unità di luogo » la scena, l’ambientazione rimane sempre uguale
» unità di tempo » la vicenda si svolge in un tempo reale, quindi comprende una giornata
                           » non accade quasi mai che si lasci passare mesi o anni nella narrazione
                           » è in stretta correlazione con l’unità di luogo (se viene infranta una, anche l’altra)
» unità di azione » è il legame tra tutto ciò che avviene, si ha quando non c’è nulla togliendo la quale
                               l’opera non verrebbe a meno di una parte importante, quando non c’è nulla di inutile
                            » vale per tutti i generi (es: i poemi sono costruiti secondo questo criterio)
» non è detto che vengano sempre rispettate (es: Orestea di Eschilo si svolge in luoghi diversi)
-    La catarsi
» Aristotele vive nel IV sec: il periodo della grande tragedia è finito (Euripide muore alla fine del V sec)
» tenta di spiegare l’uso e l’utilità delle tragedie in modo coerente alla sua etica, basata su un ideale di
   equilibrio, di moralità perfetta in quanto non intaccata da sentimenti, che tendono all’estremo
» lo spettatore, vedendo in scena vicende che suscitano in lui pietà o paura di cui sono oggetti gli attori, nel
   provare questi sentimenti, se ne libera. Le passioni vengono provate per interposta persona
» la tragedia è possibilità di sfogare le passioni per purificarsene » riduzione del significato del teatro

«La tragedia è dunque imitazione di un’azione seria e compiuta, avente grandezza, in un linguaggio adorno in modo specificamente diverso per ciascuna delle parti, di persone che agiscono e non per mezzo di narrazione, la quale per mezzo della compassione e della paura finisce con l’effettuare la purificazione delle cosiddette passioni. Chiamo “linguaggio adorno quello che ha ritmo e armonia, e con “in modo specificamente diverso” intendo che alcune parti sono elaborate solo metricamente e altre anche con il canto. Poiché poi compiono l’imitazione agendo, soprattutto un aspetto della tragedia dovrebbe essere necessariamente l’apparato di spettacolo: poi la creazione musicale e l’elaborazione letteraria, infatti in questo modo compiono l’imitaizione. Chiamo “elaborazione letteraria” la stessa composizione in metrica, “creazione musicale” ciò che ha manifesta tutta l’efficacia. La tragedia poi è manifestazione del compimen-
to di un’azione e vi sono personaggi che agiscono, i quali inevitabilmente hanno certe caratteristiche in base al carattere ed al pensiero (attraverso questi diciamo anche le azioni sono di un certo tipo e da esse consegue che tutti abbiano o no successo); imitazione dell’azione è la storia: infatti chiamo “storia” l’insieme dei fatti; chiamo “caratteri” quelli per cui diciamo che i personaggi sono di un certo tipo; chiamo “pensiero” ciò in cui parlando rivelano qualcosa o manifestano un’opinione. Necessariamente dunque le parti di tutta la tragedia sono sei, in base a cui la tragedia è di un certo tipo: sono la storia, i caratteri, l’elaborazione letteraria, il pensiero, lo spettacolo e la creazione musicale.» (Aristotele, Poetica 1449-50)

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