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domenica 1 febbraio 2015

HEGEL - Fenomenologia dello Spirito

FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

Fenomenologia = scienza di ciò che appare
» dato che tutta la realtà è spirito, consiste nell’apparire dello spirito a se stesso = progressiva presa di
   coscienza dello spirito di essere tutta la realtà cioè l’Assoluto in quanto identità di finito e infinito

Il principio della risoluzione del finito nell’infinito può essere visto da due punti di vista diversi
1.      prospettiva diacronica (quella della Fenomenologia dello spirito)
» analisi storica della presa di coscienza da parte dell’uomo, del viaggio dello spirito attraverso la
   coscienza umana per giungere a possedere se stesso e a concepirsi come Assoluto
2.      prospettiva sincronica (quella dell’ Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio)
» osservazione da parte del filosofo del fenomeno quale appare in atto in quel preciso momento
» analizza la coesistenza dei tre momenti logici in un unico momento temporale, come in una foto

Il progressivo “conoscersi” dello spirito avviene attraverso una serie di figure”:
» figure = tappe ideali che hanno trovato ciascuna un’esemplificazione tipica nel corso della storia e che
                 esprimono tutti i settori dell’uomo (conoscenza, società, religione, politica…)
              » sono momenti della storia del pensiero in cui riconosco una progressiva presa di coscienza
» per questo sono considerate anche i momenti della progressiva conquista della verità da parte dell’uomo
» il percorso delle fenomenologie è quello della “coscienza infelice” che non sa di essere tutta la realtà
» condivide l’idea tipicamente illuministica di un progresso umano, ma in una prospettiva diversa: mentre
   per Hegel il progresso è necessario, per gli illuministi non avviene senza un’iniziativa dell’ “illuminato”
» Hegel concepisce se stesso come massimo punto della realizzazione del viaggio della coscienza, quindi
   pensa che dopo di lui la filosofia non possa più progredire (Benedetto Croce lo critica anche per questo)

La Fenomenologia si divide in due parti
1.      prima parte = tre momenti della » coscienza (tesi) » prevale l’attenzione verso l’oggetto
                                                          » autocoscienza (antitesi) » prevale l’attenzione verso i soggetto
                                                          » ragione (sintesi) » riconosce l’unità profonda tra oggetto e soggetto
2.      seconda parte = tre sezioni » dello spirito
                                                   » della religione
                                                   » del sapere assoluto

LA COSCIENZA = rapporto che ho con l’oggetto percepito come esterno, altro da sé

A sua volta si articola in tre momenti:
1.      la certezza sensibile (tesi)
      = intuizione immediata dell’oggetto, sapere immediato
» critica a tutte le forme di sapere immediato
» appare a prima vista come la forma di conoscenza più certa e più ricca
» in realtà è la più povera, generica, astratta, indeterminata » è l’opposto di quello che sembra!
» è indeterminata perché rende certi solamente di una singola cosa presente qui e ora davanti a sé
» es: non mi imbatto nell’astuccio, ma in questo astuccio
» può conoscere solo una cosa particolare, non le cose in quanto tali, non può dare ragione dell’oggetto
» perché » non si può “pensare” o “dire” l’oggetto percepito senza introdurre una mediazione, un non-
                  essere, un’antitesi (es: l’astuccio non è un albero…), invece la certezza sensibile pretende di
                  mostrare semplicemente l’oggetto senza un’influenza soggettiva
               » la pretesa di massima concretezza passa nell’astrazione, diventando un nulla di determinato
              » sfugge subito in un non essere, perché l’oggetto non è la cosa in sé
» quindi » non posso affermare solo l’oggetto, né posso vederlo in sé senza opporlo a qualcosa
              » la certezza sensibile si confuta da sé perché nella sua immediatezza si profila la dualità tra
                 cosa in sé e ciò che appare alla coscienza, nell’oggettività assoluta passa alla soggettività
» è la debolezza della conoscenza di Hume, valida solo per il presente e per quel determinato oggetto,
   quindi strettamente soggettiva e fragilissima, perché in un altro momento, in un altro luogo, per un
   altro soggetto potrebbe sembrare un’altra cosa
2.      la percezione (antitesi)
» passaggio da sapere immediato a sapere mediato
» esplicita la distinzione tra soggetto che percepisce e oggetto percepito
» l’io percepisce l’esistenza di una cosa in sé come base su cui si inseriscono determinate proprietà (es:
   colore, odore, peso, forma…) » gli oggetti non sono che insiemi di proprietà che l’io unifica
» passo dalla certezza sensibile » l’oggetto non può essere percepito come uno
                                                   » l’unità dell’oggetto è data dall’io che unifica (già per gli empiristi)
                                                   » così l’oggetto si risolve totalmente nel soggetto
» coscienza dell’oggetto = coscienza di sé come centro unificatore dei dati dell’esperienza
3.      l’intelletto (sintesi)
» nell’intelletto avviene la sintesi tra cosa in sé e percezioni
» è capace di cogliere gli oggetti come fenomeni, non in base a qualità sensibili che sembrano costituirli
» fenomeno = al prodotto delle leggi dell’intelletto che agiscono sul soggetto
» come Kant: l’essenza vera dell’oggetto non si può cogliere con l’intelletto
» poiché il fenomeno è soltanto nella coscienza, essa ha risolto l’oggetto in se stessa
» si passa da coscienza a coscienza di sé (autocoscienza), da oggetto a soggetto, dal finito ci si avvicina
   alla risoluzione nell’infinito


AUTOCOSCIENZA
» è l’uscire dalla propria individualità perché il soggetto viene considerato nel rapporto con gli altri
» questa sezione si muove non più in un ambito puramente gnoseologico, ma sociale, storico, religioso

SERVITU’ E SIGNORIA

Necessità di un reciproco riconoscimento tra le autocoscienze
» io ho consapevolezza di me solo quando sono riconosciuto da un altro, quindi l’autocoscienza postula
   l’esistenza di altre autocoscienze che le permettono di essere tale
» l’uomo è autocoscienza solo se riesce a farsi riconoscere da un’altra autocoscienza
» si potrebbe pensare che questo reciproco riconoscimento sia attraverso l’amore, come sostenne da giovane,
   ma capisce che esso non insiste sul carattere drammatico della separazione tra le autocoscienze
» l’io si concepisce solo in relazione con un altro, è però un rapporto conflittuale, di sfida per l’indipendenza

Conflitto tra le autocoscienze: il rapporto signore-servo
» il riconoscimento passa attraverso un momento drammatico di lotta e di sfida
» nel conflitto, ogni autocoscienza deve essere pronta a tutto, anche a rischiare la vita
» il conflitto non arriverà mai alla morte delle autocoscienze, perché necessariamente accade che una ceda
» conclusione quando un’autocoscienza è disposta a rischiare la propria vita, e l’altra cede, poi si instaura un
   rapporto di subordinazione di una autocoscienza all’altra in un rapporto di servo-signore
» signore = chi, pur di affermare la propria autocoscienza, ha messo a rischio la propria vita fino alla vittoria
» servo = colui che, a un certo punto, ha preferito la perdita della propria indipendenza per conservare la vita

L’inversione dialettica dei ruoli
» la dinamica del rapporto servo-signore non si è conclusa
» progressivamente il signore diviene servo del servo, e il servo diviene signore del signore
» il signore inizialmente appariva indipendente, ma quando gode passivamente del lavoro dei servi, finisce
   per dipendere da loro » il padrone indipendente finisce per essere dipendente dal lavoro dei suoi servi
» il servo invece all’inizio sembrava dipendente, ma quando inizia a padroneggiare e trasformare le cose da
   cui il signore riceve sostentamento, finisce per rendersi indipendente

Il servo acquisisce una progressiva indipendenza attraverso
1.      paura della morte
» lo schiavo è tale perché nel conflitto ha “tremato” davanti alla possibilità della morte e si è arreso
» ma proprio per questa paura della perdita assoluta della propria essenza, egli avverte la consapevolezza
   di essere distinto, indipendente dal mondo di certezze naturali che prima gli parevano fisse, scontate
» attraverso l’angoscia della morte l’individuo acquista autocoscienza, capisce che la sua esistenza non è
   scontata e non si vede più identificato con quel mondo naturale con cui prima si concepiva unito
2.      servizio
» nel servizio la coscienza si autodisciplina e impara a dominare i propri impulsi naturali
» si concepisce come individualità indipendente
3.      lavoro
» il servo impara il dominio di sé perché trattiene il proprio appetito rimandando il momento
   dell’appagamento, dell’uso dell’oggetto che sta producendo
» es: preparando da mangiare al padrone modella il cibo, ma non lo consuma, rimanda l’appetito
» in questa operazione egli imprime una forma alle cose, costruisce un’opera che ha una sua autonomia
» per questo l’opera rappresenta un riflesso della raggiunta autonomia del servo rispetto agli oggetti
» formando e coltivando le cose il servo forma e coltiva se stesso, e imprime nell’essere quella forma che
   è quella dell’autocoscienza » trova se stesso nella propria opera
» il lavoro dà coscienza perché l’uomo si concepisce solo in azione » non è schiavitù, ma realizzazione
» così si intuisce come essere indipendente

Letture marxiste
» Marx reinterpreta questa teoria in chiave sociale, mentre per Hegel era una conversione della coscienza
» per Marx questo processo è visto come rivoluzione sociale, per Hegel come presa di coscienza

STOICISMO E SCETTICISMO

L’indipendenza raggiunta dall’io rispetto alle cose, la frattura tra soggetto e oggetto ha una sua concretizzazione nella storia del pensiero filosofico, cioè nella storia della coscienza umana: lo stoicismo
» stoicismo predica l’autosufficienza del saggio da ciò che lo circonda
» non nega la realtà esteriore, ma se ne rende indipendente: frattura uomo-realtà
» l’autonomia dalla realtà qui affermata è però una libertà interiore falsa, astratta, perché quei
   condizionamenti esteriori permangono

Lo scetticismo passa ad esplicitare la negazione della realtà che lo stoicismo afferma implicitamente
» si passa dal distacco alla negazione del mondo esterno, alla negazione della realtà e della possibilità
   di arrivare a conoscere la verità » atteggiamento di sfiducia nei confronti della capacità della ragione
» sospende l’assenso su tutto ciò che è comunemente ritenuto vero e reale
» indipendenza come negazione della realtà diventa qui consapevole » passo in avanti della coscienza
» lo scetticismo è per sé (consapevolmente) ciò che lo stoicismo è in sé (inconsapevolmente) come lo
   stoicismo è per sé ciò che la servitù è in sé

Lo scetticismo dà luogo ad una condizione contraddittoria insostenibile
» questo esasperato atteggiamento negativo verso la realtà nega l’esistenza di una verità
» Hegel usa contro lo scetticismo la stessa argomentazione di sant’Agostino: già la frase “non esiste nessuna
   verità” si propone come verità, giungendo così ad un’insostenibile contraddizione, ad un paradosso

LA COSCIENZA INFELICE

La contraddizione implicita nello scetticismo diventa esplicita nella coscienza infelice
» la coscienza passa nella figura della “coscienza infelice” perché turbata dalla contraddizione tra la
   negazione della verità in generale e l’affermazione di una verità particolare
» essa assume la forma di una separazione radicale tra uomo e Dio, tra coscienza e verità
NB: lo scetticismo a cui si riferisce è anche quello religioso di Pascal per cui “tutto è vanità”
        Lo scettico che non crede in nulla e che nichilisticamente nega consistenza a questa vita è in realtà
        intimamente religioso, perché sulla nullità della creatura si basa l’infinità di Dio » si raggiunge quindi
        una coscienza religiosa
» questa opposizione tra uomo e Dio, tra finito e infinito, che corrisponde alla “collocazione” della verità, del
   senso della vita in un “oltre” produce nella coscienza una lacerazione che genera infelicità
» la religione è un momento del progredire della consapevolezza, che però non è ancora matura



L’ebraismo
» questa lacerazione che culmina nella coscienza religiosa è il cominciamento e le fondamenta dell’ebraismo
» a questa verità collocata in un “oltre” si dà il nome di Dio, un Dio lontano, inaccessibile, signore
» l’Assoluto, la realtà vera è sentita come lontana e assume le sembianze di un Dio trascendente, padrone
   assoluto della vita e della morte, di un signore inaccessibile, da cui l’uomo dipende totalmente
» la coscienza infelice ebraica è la traduzione in chiave religiosa del rapporto servo-signore

Si passa al cristianesimo medievale quando Dio assume il volto di un uomo e diventa raggiungibile
» Dio non è più un padrone e giudice lontano, ma fa parte della realtà accessibile all’uomo
» la pretesa di cogliere l’Assoluto in una presenza reale e particolare è fallimentare perché
1.      Gesù Cristo, di fronte alla coscienza dell’uomo, continua ad essere qualcosa di diverso, di separato
2.      Gesù Cristo è morto, quindi è relegato ad un preciso e irripetibile momento storico » per i posteri risulta comunque lontano e inarrivabile
      » nega il ruolo dello Spirito Santo e della Chiesa nel rendere presente l’avvenimento cristiano
      » infatti l’esito delle crociate è stato quello di scoprire un sepolcro vuoto
» con il cristianesimo la coscienza continua ad essere infelice perché permane la separazione Dio-uomo

Manifestazioni di questa infelicità sono:
1.      la devozione
» pensiero a sfondo sentimentale e religioso che non si è ancora elevato al concetto, e quindi alla
   coscienza speculativa dell’unità tra finito e infinito » si avverte come tutta la realtà è un dono di Dio
2.      il fare e l’operare
» è il momento in cui la coscienza, rinunciando a un contatto immediato e mistico con Dio, si esprime
   nell’appetito, nel desiderio (rivolto al mondo e non più a Dio) e nel lavoro da cui trae il proprio
   godimento » si riferisce alla frase benedettina ora et labora
» la coscienza cristiana avverte il frutto del proprio lavoro come un dono di Dio
» concetto cristiano del lavoro = tutto è opera di Dio, l’uomo non fa nulla di suo
» addirittura si avvertono anche le proprie forze e le proprie capacità come dono di Dio, date affinché
   si realizzino i suoi disegni
» così la coscienza cristiana si umilia e riconosce che alla fine ad agire è sempre e solo Dio
3.      la mortificazione di sé (es: digiuno, autoflagellazione)
» questo processo viene esasperato nella completa negazione dell’io a favore di Dio
» con ascetismo e pratiche di umiliazione della carne si arriva ad un io tanto misero quanto infelice

Passaggio alla ragione
» attraverso questi tre momenti (devozione, lavoro e mortificazione) il cristianesimo giunge alla ragione, che
   pone fine alla scissione uomo-Dio
» il punto più basso raggiunto dal singolo passa dialetticamente nel punto più alto quando la coscienza, nel
   suo vano sforzo di unificarsi con Dio di riconciliare la frattura, scopre di essere essa stessa Dio
» mortificazione di sé = umiliazione più totale della coscienza che cerca di riconciliarsi con Dio, ma in
   questa capisce che lo sforzo è inutile perché è lei stessa Dio
» questo passaggio storicamente avviene nel Rinascimento nell’età moderna


RAGIONE

L’uomo smette di concepirsi dipendente da Dio ma si concepisce al centro dell’universo
» come soggetto assoluto l’autocoscienza diventa ragione e assume in sé ogni realtà
» mentre prima la realtà del mondo le appariva estranea e opposta a sé, ora sa che nulla è diverso da sé

Ragione = consapevolezza che realtà ragione coincidono, certezza di essere ogni realtà
» l’uomo ha a questo punto bisogno di giustificare questa sua certezza di essere Dio, affinché sia verità
» se non ho questa consapevolezza non posso fare filosofia, perché la filosofia stessa nasce come strumento
   chiarificatore e giustificatore di questa ragione, è inizio del processo propedeutico
» il compito del filosofo è solo quello di arrivare a giustificare la realtà, spiegarla concettualmente
» la filosofia non determina la realtà ma è un percorso drammatico di presa di coscienza; e una volta che si
   raggiunge la consapevolezza, essa va mantenuta costantemente
» questa coscienza dell’unione tra ragione e realtà deve maturare in tre passaggi

LA RAGIONE OSSERVATIVA (tesi)

La certezza della coscienza di essere ogni realtà deve essere giustificata per diventare verità
» il primo tentativo di giustificazione è un “inquieto cercare

Fase della rivoluzione scientifica, del naturalismo, dell’empirismo
» presupposto: la ragione può cogliere ogni realtà » non più Dio, ma la ragione domina la realtà
» all’inizio si rivolge al mondo della natura come se fosse altro da sé (la struttura razionale)
» penetra il mondo con la ragione e ne riconosce un ordine razionale come presupposto, già dato
» la coscienza crede di cercare l’essenza della realtà in una struttura razionale mentre non cerca che se stessa
» in realtà è la stessa ragione dell’uomo, non si è ancora fatto della ragione l’oggetto della ricerca
» processo: osservazione della natura » ricerca della legge » esperimento » si trasferisce nel dominio del
   mondo organico » ambito della conoscenza » psicologia
» la ragione, pur cercando apparentemente altre cose, cerca in realtà se stessa

Sperimenta alla fine la propria crisi e si riconosce ancora come qualcosa di distinto dal mondo
» capisce il limite della sua posizione, si accorge di ridurre lo spirito a qualcosa di naturale esterno all’uomo
» limite di questa posizione = non rende ragione dei sentimenti e dello spirito
» es: frenologia = scienza che pretende di conoscere il carattere di una persona dalla forma del cranio
                          » per Hegel è una riduzione della complessità della realtà

LA RAGIONE ATTIVA (antitesi)

Capisce che l’ordine razionale nella natura non è un presupposto, ma è prodotto da uno sforzo individuale
» il passaggio avviene nel momento in cui si acquista la coscienza che l’unità di io e mondo non è qualcosa
   di dato, ma qualcosa che deve venir realizzato » l’individuo produce sé e la natura ed è fautore dell’unità
» ma finché questo progetto assume la forma di uno sforzo individuale è destinato a fallire

Manifestazione del fallimento attraverso tre figure:
1.      il piacere e la necessità
» l’individuo, deluso dalla scienza e dalla ricerca naturalistica, si getta nella vita inseguendo il godimento
» la coscienza dell’unità tra io e mondo si attua quindi nel desiderio di godersi la vita e la natura
» ma nella ricerca del piacere l’autocoscienza incontra la necessità del destino e viene travolta da esso
» cercando di afferrare la vita, quello che si ritrova tra le mani è in realtà la morte, malattia, dolore
» questo tentativo fallito evidenzia il limite e la finitudine dell’individuo
2.      la legge del cuore e il delirio della presunzione
» l’autocoscienza allora si ribella, cerca di opporsi al corso ostile del mondo chiamando in causa la
   “legge del cuore” » allude al filone sentimentalistico da Rosseau al Romanticismo
» l’individuo cerca di identificare e abbattere i responsabili dei mali del mondo
» poi entra in conflitto con altri presunti portatori del progetto di miglioramento del mondo » tutti hanno
   questo delirio di presunzione, ci sono altre autocoscienze che portano altri progetti
» si scade quindi in un fanatismo di parte
3.      la virtù e il corso del mondo
» ai fanatismi di parte l’individuo contrappone allora la virtù = un agire in grado di procedere oltre
   l’immediatezza del sentimento e delle inclinazioni soggettive » nasce la terza figura
» nasce dall’esigenza di elevare la virtù oltre tutti i particolarismi, quindi universale
» ma nasce un contrasto tra la virtù (= bene astrattamente vagheggiato dall’individuo) e la realtà concreta
» la virtù ne esce sconfitta, perché la virtù andando oltre il sentimento va oltre al mondo concreto
» es di questa sconfitta = Robespierre » nel fallimento della Rivoluzione francese espresso dal Terrore
   vede l’effetto dell’Illuminismo e del suo voler modellare il mondo in nome di ideali astratti
» critica fondata se si considera che per Hegel realtà e ragione, essere e dover essere coincidono
» errore che hanno fatto = pensare che la ragione dia lezione alla realtà » come abbiamo visto per Hegel
   il compito della filosofia è quello di giustificare la realtà, non di determinarla
» non dà un giudizio morale ma filosofico sul periodo del Terrore » è stato un momento comunque
   necessario per la progressiva

L’INDIVIDUALITA’ IN SE’ E PER SE’ (sintesi)

In questa sezione Hegel mostra come l’individualità, pur potendo raggiungere la propria realizzazione rimane, in quanto tale, astratta e inadeguata » cammino verso universalità sempre maggiore
» qui la ragione raggiunge la sua realizzazione nell’individualità » si ritorna al singolo » ma rimane astratta

Manifestazione del fallimento di questa posizione attraverso tre figure:
1.      il regno animale dello spirito
      » agli sforzi della virtù di universalizzare subentra l’onesta dedizione ai propri compiti particolari (quelli
   familiari, la propria professione…) » l’uomo lascia da parte la virtù e si fa i propri comodi serenamente
» la vita dello spirito viene totalmente risolta nei propri compiti o affari » nome “animale” è per questo
» alla base di questo “regno animale” vi è però un inganno: l’individuo tende a spacciare la propria opera
   come “la cosa stessa”, come il dovere morale stesso, mentre l’opera esprime solo il proprio interesse
» l’uomo nasconde sotto il nome di “azione morale” quelli che sono i propri interessi
» i marxisti vedranno in questa figura la traduzione filosofica della mentalità borghese » per loro infatti
   la sovrastruttura morale è determinata da quella economica degli interessi
2.      la ragione legislatrice
» l’autocoscienza avverte l’inganno » cerca in se stessa delle leggi universali
» tali leggi che valgono per tutti si rivelano relative per la loro origine individuale
» es: la massima “tutti devono dire la verità” non tiene conto però che il concetto di verità è soggettivo
» quindi l’universale necessario che si voleva esprimere nella massima diventa completa accidentalità
3.      la ragione esaminatrice delle leggi
» l’accorgersi di questa contraddizione spinge l’autocoscienza a farsi ragione esaminatrice delle leggi
» la ragione umana cerca delle leggi assolutamente valide
» ma nel momento in cui sottomette le leggi al proprio esame, la ragione è costretta a porsi al di sopra
   delle leggi » quindi ne riduce l’intrinseca validità e incondizionatezza

Dall’individuo allo spirito come “sostanza etica”
» con le figure Hegel mostra che se ci si pone dal punto di vista dell’individuo, si è inevitabilmente
   condannati a non raggiungere mai l’universalità
» l’universalità si raggiunge solo nella fase dello “spirito” » primo momento della seconda parte della
   Fenomenologia » nell’Enciclopedia lo chiamerà “spirito oggettivo” e “eticità”
» spirito oggettivo, eticità = ragione realizzata concretamente nelle istituzioni storico-politiche di un popolo e
   soprattutto dello Stato » le leggi morali sono astratte senza uno Stato che ne determina il contenuto
» la ragione “reale” non è quella dell’individuo ma dello spirito o dello Stato » per Hegel sono sostanza
» Stato = realizzazione dello spirito » inteso non solo come istituzione ma come contesto storico-sociale
» l’individuo risulta fondato dalla realtà storico-sociale e non viceversa

Seconda parte della Fenomenologia
» ha tre sezioni che anticipano il contenuto della filosofia dello spirito

» Hegel eliminerà questa parte che è contenuta nell’Enciclopedia

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